hanno scritto di lui    
   

 

 

SERGIO BRIZZOLESI

scultore
 

 

Pedro Fiori
(1983)

Dal 1956 al 1958, giovanissimo, Brizzolesi è a Caracas (Venezuela). Esegue una serie di opere pubbliche. Ritorna in Italia. Dopo il '59 lavora a un ciclo di sculture drammatiche, percorse da un respiro tragico, espressionistiche nel loro nucleo comunicativo, stimolate dall'estetica giacomettiana. Una iconografia che traduce e svela i suoi stati emotivi, il senso doloroso della vita che attanagliava allora l'artista. Brizzolesi continua a ricercare nel profondo di se stesso, verrà, dopo il '60, un lungo periodo (che include anche numerose opere pubbliche in Italia e all'estero) che egli dedica alla trascendenza della figura sacra (le laceranti immagini di Cristo, le Pietà, le Madonne, gli Angeli), ai contenuti psicologici dei ritratti (fra i quali quello di Re Hassan II del Marocco) per vibranti espressioni. Sono visioni che rivelano certi elementi espressivi che diventeranno poi valori del suo linguaggio: quella carica poetica, quella musicalità della sua scultura: una simbologia in bilico tra l'umano e il raptus mitografico. Valori che, in ultima analisi, caratterizzano oggi la sua opera., la sua personalità... Nel 1981 Brizzolesi da alla sua scultura la più alta dimensione creativa con nuove qualità inventive: formali e linguistiche. L'immagine si fa più allusiva, suggerisce invece di descrivere. Egli enuclea infatti, in linguaggio e stile, quei valori plastici e comunicativi intuiti nella sua opera anteriore. È questa, un'approfondita metamorfosi che coinvolge alla radice la figura. Egli, si potrebbe dire, "veste ora la nudità femminile", ne suggerisce il suo mistero erotico. Stilizza il corpo, lo copre in parte di drappi, di fiori, inventa cappelli, morfologie oniriche, striature, eleganti e raffinati arabeschi: trasforma, insomma, l'immagine in un'affascinante metafora dell'amore. Certi elementi sono messi da lui in evidenza: il simbolo del volto e quello delle mani, enigmatici nella loro espressività, il simbolo del seno con la sua allusione cosmica e, nel contempo, affermazione della personalità liberata della donna nella nostra società. Come se l'immagine fosse un racconto figurativo che trascende la sua rappresentazione. Una pregnanza semantica che sprigiona il raptus poetico dei sogni. Tutto ciò colloca indubbiamente Brizzolesi - la sua scultura - all'interno di quell'area attuale, significativa, di valori estetici e comunicanti che fa dell'immagine un rituale dei sentimenti.

 
punto elenco chiudi
punto elenco chiudi